A cura della Federazione Scacchistica Italiana
 

La voce degli scacchisti: Conferenza Atleti delle Nazionali

La sala ha il soffitto basso, l'aspetto un po' dimesso che racconta ancora gli echi delle sfide della sera prima. Per le nuove mancano ancora alcune ore, parte delle quali saranno occupate da questo inedito appuntamento.
Lo Statuto prevede la convocazione annuale della Conferenza dei giocatori delle Nazionali, ma da tempo immemore tale prescrizione esauriva la sua ragion d'essere tra quelle righe, perse nell'oblio della desuetudine.
La novità è tale che nessuno sa come potrà svolgersi, né cosa sarà in grado di produrre, ma il nuovo rapporto che la Federazione vuole costruire insieme ai giocatori di punta non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di ascoltarne la voce in presa diretta.
Mentre sistemo alcune bottiglie d'acqua sul tavolo della presidenza, quello utilizzato fin lì dagli arbitri, non so quanti giocatori vorranno sottrarre tempo prezioso alla preparazione degli incontri pomeridiani, né so se ai finalisti del 65° CIA si aggiungeranno altri partecipanti. Incognite su incognite...ma l'ottimismo viene ben presto premiato.
I primi a presentarsi, in perfetto orario, sono Manca e Borgo. Gli scambi di battute preliminari lasciano trasparire il loro timore che la Conferenza si prolunghi troppo, stravolgendo i programmi in vista degli impegni pomeridiani, ma nessuno manifesta l'intenzione di "disertare" e la promessa che rivolgo loro ("proverò a chiudere perfino in anticipo, rispetto ai tempi preventivati nel bando"), verrà felicemente mantenuta.
Si parte col saluto di Pagnoncelli. Dal suo breve discorso trapela non solo la soddisfazione per l'organizzazione "a misura di Campionato" dell'evento di Cremona, ma anche la speranza che i giocatori, non solo quelli presenti alla riunione, si sentano parte integrante, a tutti gli effetti, della Federazione che ha in mente. Accenna al rinnovato slancio con cui i vertici del CONI seguono i nostri sforzi, all'incontro cordiale e fruttifero col Presidente Petrucci, alle prospettive olimpiche, all'impegno relativo all'organizzazione del Campionato Assoluto, che verrà curata anche in futuro dalla FSI, a garanzia del conseguimento di standard qualitativi che si augura sempre più elevati.
Nel frattempo il numero dei presenti si è attestato a oltre 30 unità, non tutte "statutarie", ma fa piacere notare la presenza di giovani come la Campionessa Italiana Ambrosi, così come quella di Roberto Mogranzini e di Denis Rombaldoni, giunti fino a Cremona per l'occasione.
La fase più critica di ogni consesso sta nel passare dalle relazioni introduttive alla partecipazione attiva dei presenti, ma tra questi il desiderio di far sentire la propria voce è palpabile.
Il primo a chiedere la parola è Scalcione che parte dalla propria delusione per alcune modifiche introdotte nei criteri di selezione per le squadre olimpiche, per allargare poi il discorso all'esigenza di regole certe nei rapporti tra giocatori e Federazione. Sullo stesso tema intervengono poi, con un ordine e una correttezza esemplari, quasi tutti i nazionali presenti: Godena, Arlandi, Rossi, Bruno, Contin, Borgo, Manca, Piscopo... Da tutti viene rivolto l'invito a individuare criteri che consentano ai giocatori una programmazione degli impegni agonistici mirata, così come viene sottolineata l'importanza che rivestirebbe, per lo stesso motivo, la pubblicazione del calendario agonistico fin dai primi mesi dell'anno.
Meno uniformi sono però le proposte che tentano, in concreto, di individuare tali criteri. Le opinioni spaziano dal valore primario del ranking (basato sul punteggio Elo), alla messa al bando dalle squadre nazionali di quanti non partecipano a manifestazioni come il Campionato Assoluto. Tra questi estremi trovano gradualmente spazio proposte "intermedie", tutte nate dal buon senso e dall'esperienza dei presenti, ma tutte evidentemente da sottoporre a un confronto dialettico serrato, in grado di individuare la soluzione più "giusta", tra le tante.
Un altro momento di vivace discussione si sviluppa sul tema del rapporto tra "giovani emergenti" e "top players", con interventi molto incisivi di Godena e Contin a delineare i contorni della questione. In sintesi, si è poi convenuto che è giusto che una Federazione debba sostenere la crescita dei suoi giovani giocatori, ma che sarebbe oltremodo sbagliato se tale sostegno andasse a discapito di chi, nell'arco della sua crescita, ha già accumulato meriti sportivi superiori.
Altri temi sono stati solo accennati, ad es. l'idea di Godena di valutare l'opportunità di "importare" da Federazioni estere quella sorta di "patto" tra giocatori di punta e Federazione già in vigore in Grecia e di recente introdotto in Francia.
Tanti temi interessanti, tante idee da far crescere fino al rango di proposte, ma non poteva ovviamente essere quella della Conferenza, la sede ottimale per un simile lavoro di sintesi.
La sede più efficace è stata da tutti individuata nell'istituzione della Commissione Federale Atleti, che manca da tempo dal nostro organigramma. Un luogo in cui le istanze dei giocatori vengano analizzate, elaborate, coordinate in progetti concreti, sarebbe utilissimo per fare tesoro dell'enorme patrimonio di conoscenze e competenze maturate in lunghi anni di brillante carriera nelle sedi di torneo di tutto il mondo. Sarebbe il supporto informativo ideale per gli organi federali chiamati a decidere su materie prettamente tecniche, ma sarebbe anche il luogo in cui gli scacchisti potrebbero imparare a sentirsi parte del più generale movimento sportivo nazionale.
A tal proposito, sul finire c'è stato anche un breve riferimento alla possibilità di accedere, per gli scacchisti "titolati", alle iniziative del CONI in merito all'inserimento nel mondo del lavoro di atleti giunti, per scelta o necessità, al termine della carriera sportiva. Uno dei tanti campi fin qui rimasti incolti.
La conferenza si è poi conclusa (entro l'orario promesso) con l'unanime approvazione di un documento in cui sono state raccolte le principali mozioni nate dalla discussione. Un documento che rappresenta soprattutto una dichiarazione d'intenti, testimoniando l'impegno dei presenti a voler divenire un soggetto propositivo in grado di contribuire, in futuro, alla crescita del nostro movimento scacchistico.
Magari in futuro non sarà più possibile ascoltare Carlo Rossi dire, con estrema simpatia: "Ringrazio la FSI per averci dato la possibilità di parlare", perché sarà "normale" ascoltare le parole e le proposte dei giocatori. In fondo, per costruire la casa di tutti gli scacchisti, c'è bisogno solo del contributo coerente e fattivo di tutti.
Facile, no?